Ci sono tessuti capaci di cambiare il destino di un’intera nazione, grazie alle loro qualità magiche e al fascino ancestrale. Se questa affermazione vi sembra esagerata allora probabilmente non conoscete le storie legate alla seta, una delle fibre naturali più pregiate che la storia dell’uomo conosca.
Non per niente si tratta di un materiale che è sinonimo di eleganza, raffinatezza e persino potere, sì, avete letto bene. Una storia lunga molto più di mille e una notte, che continua anche ai giorni nostri. Troviamo la seta protagonista, accanto ad altri tessuti di eccellenza quali cashmere e lino, nelle proposte di 1stAmerican. Il motivo? Semplice: riesce a regalare emozioni impareggiabili, al tatto e anche dal punto di vista estetico, dimostrando sempre di essere all’altezza della fama che la precede. In questo approfondimento vi portiamo alla scoperta di alcuni elementi legati alla sua storia insieme, a delle curiosità.
Le origini della seta
La storia della seta è costellata di leggende inebrianti e avvincenti, che hanno come protagonisti i bacini del Fiume Giallo e del Fiume Azzurro, ovvero l’habitat naturale delle falene da cui si ottiene la seta, i cosiddetti Bombyx mori, i quali sono ghiotti delle foglie di gelso bianco, abbondantemente presente in questo territorio così speciale.
La sericoltura che, per utilizzare la definizione del dizionario online presente su “La Repubblica” è “l’allevamento del baco da seta e produzione della seta greggia”, nota anche come bachicoltura, si è sviluppata in Cina, secondo le testimonianze ritrovate, circa seimila/settemila anni fa.
Provate a immaginare un piccolo villaggio di epoca neolitica, ricco di talenti e di inventiva, dove veniva creato con un sapere custodito in maniera gelosa e persino quasi maniacale un tessuto speciale di origine proteica. Questa è stata la seta per la Cina, dove veniva realizzata in maniera esclusiva per oltre cinquemila anni proprio dai Bombyx mori.
Sono arrivati fino a noi fibre decomposte, ma anche aghi, telai e proto-spolette, solo per fare degli esempi. Se si pensa che la lavorazione di questo tessuto così particolare è rimasta pressoché inalterata, nei suoi procedimenti, si tratta di un dato che fa riflettere.
Gli usi della seta nell’Antica Cina
La seta veniva impiegata in vari modi dal popolo cinese, come dimostrano le testimonianze inerenti alla Dinastia Shang, che ha governato nell’area del Fiume Giallo tra il 1600 e il 1046 a.C. La seta era il tessuto di elezione, un po’ come nel caso del lino per i faraoni egizi, per i riti funebri e legati al lutto, venendo deposta nelle tombe come bene di valore insieme ai suppellettili più preziosi.
La seta è stata venerata per millenni, tanto che si trova citata nel Libro dei riti, la cui compilazione viene attribuita a Confucio. Gli imperatori dell’Antica Cina erano ossessionati dal prestigio a essa interconnesso, tanto che, secondo quanto è stato trovato in una legge del VII secolo, la tonalità del giallo tuorlo poteva essere indossata solo dagli imperatori, con la relativa produzione direttamente nei palazzi.
I tessuti in seta non potevano essere portati dagli appartenenti alle classi inferiori. Particolarmente ambite, le vestaglie in seta raffiguranti i dragoni, preferite dai cortigiani e dai gentiluomini di corte, a cui venivano spesso regalate direttamente dagli imperatori.
La seta ha rappresentato per millenni una fonte di reddito importante, non meno del lino nei Paesi della cultura mediterranea, tanto da venire utilizzata come moneta. La sua produzione era organizzata in maniera minuziosa, proprio come avviene oggi per le aziende che rappresentano la fonte di reddito principale per uno Stato.
Circolava soprattutto internamente nei territori dell’Antica Cina, ma anche al di fuori, come testimonia la Via della Seta, l’insieme intricatissimo dei commerci internazionali dell’Asia Centrale. Qui imperversavano le popolazioni nomadi degli Xiongnu, i quali, però, non avevano fatto i conti con il magico potere della seta.
Una storia di pace (e guerra) ai tempi della Dinastia Han
Durante la dinastia Han, che è durata dal 206 a.C. fino al 220 d.C. estendendo la propria influenza fino alle aree del Vietnam, della Corea e dell’Asia Centrale, gli Xiongnu rappresentavano un pericolo temibile, anzi, l’essenza stessa della guerra più brutale. Non a caso sono passati alla storia come i “barbari di montagna”.
I cinesi, consapevoli di non poter competere sul piano militare, misero in piedi una strategia di tipo diplomatico con protagonista… sì, proprio la seta. Un patto di amicizia che prevedeva da un lato l’estensione della Grande Muraglia, dall’altro lo scambio di doni e in particolare di manufatti preziosi realizzati con la seta, un tessuto diventato uno status symbol per i capi delle tribù Xiongnu. In questo modo venne mantenuto non solo il potere ma persino esteso, il tutto senza alcun bisogno di fare la guerra.
I bachi da seta
La produzione della seta, nell’antica Cina, era un lavoro di tipo femminile, precluso agli uomini. Una delle pratiche, in verità davvero poche, con cui le donne erano coinvolte nella società e in cui eccellevano, grazie alla maestria acquisita nell’arte del ricamo e della tessitura.
La produzione della seta veniva realizzata, e oggi non è poi diverso, secondo la cura dei bachi da seta, i Bombyx mori, i quali attraversano quattro stadi, nel corso della loro esistenza:
- Uovo.
- Bruco.
- Crisalide.
- Falena.
La trasformazione richiede dai quaranta ai sessanta giorni. I bachi da seta si cibano, con una golosità che non ha uguali, delle foglie di gelso, arrivando a fare la muta quattro volte per adattarsi a un girovita che si espande in maniera vorticosa.
Sono lunghi pochi centimetri ma riescono a creare un filamento, conosciuto come bava, capace di raggiungere i mille metri di lunghezza per un diametro di spessore finissimo di trenta micron, pari circa alla metà di un capello umano.
Nel momento in cui secernono questo filamento, contemporaneamente lo rivestono di una sorta di gomma che serve a rendere compatti i bozzoli: la sericina. I colori dei bozzoli sono diversi e vanno dal crema fino all’arancio intenso. In natura i bachi da seta si trasformano in crisalide e poi in falena.
La coltivazione dei Bombyx mori è delicata in tutti e quattro gli stadi. Richiede una notevole fornitura di foglie di gelso, il solo cibo di cui i bruchi arrivano a cibarsi ogni tre o quattro ore, sia di giorno sia di notte. Per capirci meglio, secondo le stime, per produrre un chilo di seta occorrono all’incirca 220 kg di foglie di gelso.
Come viene ottenuta la seta
Il primo passaggio per la produzione della seta è quello della rimozione dello strato superficiale dei bozzoli, una peluria utilizzata, anticamente ma anche oggigiorno, per ricoprire i vestiti invernali.
Il secondo passaggio riguarda il trattamento dei bozzoli, in modo da impedire il passaggio da crisalide a falena e conservare così il prezioso sarcofago setoso. In questa fase avviene anche la rimozione della sericina.
A questo punto la seta ha perso circa il 20-30% del proprio peso. I filamenti vengono attaccati a un aspo così da essere srotolati, impedendo che si annodino e rimangano, invece, lineari e perfettamente lavorabili.
Quando si individuano i capofili, si intrecciano diverse matassine insieme così da ottenere un filo più spesso ai fini della tessitura. A questo punto viene effettuata la tintura. Le matassine, allo stato grezzo, hanno rappresentato un materiale prezioso per migliaia di anni. Una preziosità che è stata capace di indirizzare persino il corso della storia.
La produzione della seta oggi
Per produrre la seta è necessaria una cura delle diverse fasi, dalla coltivazione delle foglie di gelso fino alla torcitura, ovvero quella che rende le fibre naturali resistenti e utilizzabili. Il tutto con una macchina nota come torcitoio, che permette di imprimere una torsione al filo di seta che si trova così ad aumentare la tenacità senza la separazione dei vari filamenti ottenuti dal bozzolo.
Una volta la produzione della seta era interamente effettuata a mano (e dalle donne, come abbiamo avuto modo di accennare). Oggi la lavorazione è rimasta lunga, delicata e complessa, pur essendo diminuite non poco operazioni e passaggi grazie alle innovative tecnologie adottate.
La coltivazione della seta è effettuata soprattutto in due Paesi che ne hanno il monopolio su scala mondiale, non a caso quelli dove la tradizione è presente da più tempo: la Cina e l’India. Ma vediamo nel dettaglio la classifica degli Stati produttori:
- Cina. Si trova ogni anno al primo posto e con un margine decisamente ampio. La produzione raggiunge le 146.000 tonnellate di seta annue.
- India. Segue la Cina ma a molta distanza: oltre 28.000 le tonnellate di seta prodotte ogni anno.
- Uzbekistan. Il margine si allarga. L’Uzbekistan produce ogni anno circa 1.100 tonnellate di seta.
- Thailandia. La produzione raggiunge le 692 tonnellate di seta ogni anno.
- Brasile. Non troppo distante dalla Thailandia, raggiunge una produzione di 560 tonnellate di produzione annua.
- Vietnam. Un altro Paese dove la seta veniva prodotta anticamente. Oggi arriva a produrre 420 tonnellate di seta ogni anno.
- Corea del Nord. La seta prodotta è pari a 320 tonnellate l’anno.
- Turchia. Il primo Paese in Europa nella produzione della seta. Raggiunge le 32 tonnellate annue.
La produzione della seta in Italia
Per molti secoli l’Italia è stata uno dei massimi produttori della seta. La cultura del prezioso tessuto è giunta nel Belpaese nel XII secolo d.C., a seguito dell’espansione del mondo islamico, in particolare in Sicilia, regione da cui si propagò su tutto lo Stivale.
A confermarlo reperti storici importanti, tra cui il “mantello dell’incoronazione” del re Ruggero II d’Altavilla, attualmente esposto nel Museo Imperiale di Vienna. L’iscrizione sull’orlo non dà adito a dubbi, dal momento che recita: “Lavoro eseguito nella fiorente officina reale, con felicità e onore, impegno e perfezione, possanza ed efficienza, gradimento e buona sorte, generosità e sublimità, gloria e bellezza, compimento di desideri e speranze, giorni e notti propizie, senza cessazione ne rimozione, con onore e cura, vigilanza e difesa, prosperità e integrità, trionfo e capacità, nella Capitale di Sicilia, l’anno 528”.
La seta è stata prodotta successivamente alla corte degli Sforza a Milano, in Lombardia, nel Cinquecento, una pratica che ha permesso alla regione di essere una delle più importanti nella realizzazione del prezioso tessuto in tutta Europa.
Un primato mantenuto dall’Italia in modo indiscusso e incontrastato fino al Seicento, a seguito dell’affermazione della Francia nella zona di Lione, grazie all’arrivo degli artigiani provenienti da Catanzaro.
La produzione della seta in Italia ha conosciuto un declino costante tra le due Guerre, fino a scomparire del tutto nel secondo dopoguerra. Attualmente è stata rilanciata, grazie alle richieste delle case di moda e alla riscoperta di un sapere tradizionale. Una storia che continua da millenni e che dimostra come un semplice filo, ma decisamente prezioso e pregiato, possa unire tradizioni, culture e popoli.
Seta e moda
La seta è un materiale che, come testimoniano le storie e gli aneddoti che vi abbiamo raccontato, è capace di smuovere mari e monti, persino imperatori. Un tessuto che riesce ad affascinare ogni volta ma che si rivela, allo stesso tempo, resistente e persino termoregolatore, caratteristiche che ha in comune con altre fibre naturali pregiate quali il cashmere e il lino.
La seta è adatta per gli indumenti di tutte le stagioni, da quelli invernali, fino a quelli estivi, stagione in cui garantisce una freschezza comparabile solo a quella del lino e, naturalmente, durante le mezze stagioni.
1stAmerican la propone in molteplici capi, per la donna ma anche per l’uomo. È questo il caso dei maglioni in cashmere e seta, pensati per ottimizzare le qualità di bellezza e design per cui entrambi i tessuti sono apprezzati in tutto il mondo da millenni. I maglioni in cashmere seta per lui e per lei di 1stAmerican sono perfetti per vivere con uno stile dinamico e raffinato la primavera e persino le fresche serate dell’estate.
Entrando più nel dettaglio, per la donna troviamo la seta, nelle collezioni di 1stAmerican, insieme al cashmere nei maglioni girocollo, dolcevita, cardigan e collo a V. È presente anche da sola in capi quali giacche, pantaloni, bluse e camicie, nonché nelle preziose sciarpe, che riprendono la preziosa lavorazione lavorata da millenni. Non meno interessante la produzione di 1stAmerican dedicata all’uomo, dove la seta è presente sempre accanto al cashmere in molteplici maglioni con modelli uno più raffinato ed elegante dell’altro. In una declinazione moderna del tessuto capace di rendere ancora visibile una storia che ha radici millenarie.